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Perché gli africani sono in gran parte così poveri? È solo una questione di natura politico-economica, oppure dobbiamo ritenere che, in fondo, siano meno intelligenti di noi? Il dubbio, al di là di ogni considerazione di correttezza formale, è più diffuso di quanto possa sembrare, tanto che anche James Watson, premio Nobel per la biologia, nel 2007 ha affermato che le persone di pelle scura sono meno intelligenti dei bianchi. Alberto Zorloni, autore di "Ripartire da ieri" (EMI, 2015), affronta la questione mettendo a confronto la nostra storia con quella etiope. Ne emergono dapprima similitudini sorprendenti, ma le cose cambiano in epoca tardomedievale: mentre in Europa il pensiero umanista si diffonde dando vita al nostro Rinascimento, in Etiopia viene soffocato nel corso di una restaurazione ciclica del potere feudale. Da lì in poi, le strade divergono per giungere infine a scontrarsi nel periodo coloniale, con le drammatiche vicende di Adua e, 40 anni dopo, della criminale invasione fascista. E oggi? Tutt'altro che da ritenersi "minore", l'affascinante storia etiope può rappresentare un punto di forza per diffondere, pur nell'attuale contesto di economia-mondo, un'idea finalmente africana di "sviluppo", così da superare i fallimenti dovuti all'illusoria (e interessata...) pretesa di "sviluppare" gli altri secondo i nostri parametri.